venerdì 10 aprile 2020

Venerdì Santo




La lettera di San Paolo agli Ebrei, nel Capitolo IX (Ufficio delle Letture del Venerdì Santo) spiega il perché dei sacrifici antichi con spargimento di sangue.
Ogni testamento, pur in sé valido, diviene efficace solo con la morte del testatore.
L’immolazione della vittima sacrificale, vitello o agnello, serviva a propiziare la mistica identificazione, per la quale l'officiante si univa al tempo stesso con Dio e con la vittima.
In questo modo, con l’immolazione dell’ariete sul monte Moria, era stato stipulato il testamento antico, il patto tra Dio e Abramo.
In questo stesso modo il patto era stato rinnovato in Egitto, con l’immolazione dell’agnello pasquale, da ripetersi ogni anno secondo la Legge mosaica.
Gesù, a sua volta, ha confermato l’antica promessa, il rinnovandola. Ma lo ha fatto una volta per tutte.
In Lui, nuovo Agnello sacrificale che è una cosa sola col Padre, la morte del Testatore non avviene solo per analogia, ma di fatto.
L’analogia è ora trasferita nel memoriale, ripetizione dell’immolazione cruenta tramite l’offerta non cruenta della Messa: Sacramento officiato visibilmente e materialmente dal sacerdote, in persona Christi, cioè identificato con Cristo.
Ma, nella propria dimensione interiore, ogni cristiano è a sua volta sacerdote e offerta.

Egli stesso, infatti, officia nella sua anima il memoriale di salvezza, identificandosi contemplativamente a Cristo sacerdote. 
E inoltre, identificandosi misticamente a Cristo vittima, offre sé stesso sull’altare e muore con Lui sulla Croce.
Questo è il Mistero del Venerdì Santo.